Cappella di sant'Antonio Abate

Descrizione

La cappella dedicata a S. Antonio abate conclude la navata destra e presenta una pianta quadrangolare ed una piccola cupola, suddivisa in quattro scomparti e decorata pittoricamente mediante la rappresentazione di angeli recanti i simboli associati al Santo con al centro una grande T (Tau, lettera greca che richiama le ultime cose e il suo essere taumaturgo). 
Le antiche decorazioni pittoriche, così come si può apprendere dalla documentazione d’archivio, furono realizzate dall’acese Giovanni Lo Coco nel 1708, anche se attualmente non è possibile attribuirgli con certezza assoluta segmenti pittorici ben precisi, in quanto, come si può leggere dalla iscrizione presente internamente sopra l’arco che sovrasta il cancello realizzato in ferro battuto, interviene pittoricamente nel 1894 anche Luigi Strano. L’affresco al di sopra della nicchia che custodisce il simulacro del Santo è attribuito all’acese Pietro Paolo Vasta, per molto tempo occultato sotto un ingente strato di intonaco e restituito alla contemplazione dei fedeli soltanto intorno ai primi anni del secolo scorso: è rappresentato S. Paolo eremita morente, sorretto dagli angeli, e S. Antonio abate intento ad osservare l’opera di due leoni che stanno scavando la sepoltura del primo. Al di sotto due pannelli scorrevoli, rappresentanti il miracolo del pane ed opera di Antonio Sciuto nel 1789, chiudono la nicchia in cui è custodita la statua del titolare. Secondo alcune fonti, tramandate nei secoli attraverso la tradizione orale, proprio nel sito in cui oggi si trova la cappella sorgeva l’originaria chiesa di S. Antonio abate, distrutta dal terremoto del 1693 che ha risparmiato il simulacro del Santo. La tela del messinese Mariano Panebianco del 1842, con S. Antonio abate in contemplazione, è posta al di sopra dell’altare policromo del 1843. 
 


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